Note e appunti
Dal testo al design: un approccio content-first all'accessibilità
In ambito ux/ui ci si sta sempre più orientando verso sistemi di prototipazione grafici pixel perfect, di fatto allontanandosi da quella che è la vera e propria “materia prima” del web, il codice.
Questo fenomeno avviene per varie ragioni, tra le più importanti troviamo sia la mancanza di tempo e budget, sistemica in molti contesti lavorativi, che le spinte sempre più aggressive del mercato a promuovere, come virtuosi, modelli proprietari “no code”. Di fatto questa tendenza porta ad inibire metodi di progettazione da subito basati sul codice e a privilegiare invece la superficie visuale dell’esperienza rispetto alla vera e propria sostanza comunicativa.
Se a questo allontanamento dai contenuti si somma anche l’uso di metodologie di analisi che, grazie all’uso di AI, frammentano gli utenti in modelli teorici o ipotizzano user journey e flussi dal sapore più statistico che empatico, ci si trova di fronte ad uno strano cortocircuito progettuale. Quando il contesto lo permette, potrebbe essere una buona pratica riportare l’attenzione di ogni nuovo progetto web al contenuto, inteso come dialogo, prima testuale e conseguentemente visivo tra un brand e le persone a cui si rivolge.
Personas e bias
Partiamo dalla relazione fondativa a triade che compone il meccanismo di dialogo collocandolo nel contesto di un progetto web:
Elemento A - Ente erogatore del messaggio, in questo caso il brand o l’istituzione che produce il sito.
Elemento B - Livello sistema ed enunciato con le sue caratteristiche specifiche, in questo contesto il sito internet, che presenta un suo linguaggio, uno stile generale e una logica di organizzazione dei contenuti.
Elemento C - Livello fruitore con le sue specificità contestuali, cognitive, culturali, intenzionali etc.
Questa triade riecheggia modelli comunicativi consolidati - dal triangolo semiotico alle teorie dell'informazione - ma qui ci interessa principalmente la sua applicazione operativa nella progettazione. Lavorare sull’elemento C della triade con una prospettiva “design for all” - per ovvie e necessarie ragioni di accessibilità - cercando di comprendere tanti più utenti in quanti più possibili contesti, potrebbe indurre ad ingigantire il numero di personas o addirittura creare rappresentazioni stereotipate della disabilità.
Stessa cosa avviene per l’elemento B, quello del sistema e del contenuto, in cui per alcuni progetti non specificatemente orientati al massimo grado di accessibilità, potrebbe essere addirittura controproducente e riduttivo. Il concetto di design for all richiederebbe approcci progettuali più sistemici e sostanziali e imporrebbe di tenere d’occhio ogni insorgenza di bias o credenze non verificate, in ogni fase del progetto, compresa la delicata fase fondativa delle personas.
Le fondamenta progressive
Esiste un livello di comunicazione di base che possiamo concepire come universalmente percebibile, comprensibile e trasversale ad ogni supporto, piattaforma, sistema operativo e browser? qualcosa che possa essere inteso come un’esperienza comune in antitesi alla frammentazione sistemica indotta dalla progettazione orientata alle personas o alla dominanza di esperienze principalmente visive? Il testo, come elemento base della comunicazione, potrebbe rappresentare questo livello fondativo: trasferibile tra supporti, comprensibile, stilizzabile, convertibile anche in audio, linguisticamente traducibile - universale per macchine e persone. Progettare contenuti ed interfacce web partendo dal testo costruito su modelli simili a quelli di un dialogo ci permetterebbe di lavorare ad un livello informativo più “universale”.
Questo potrebbe aiutarci a trascendere i vari contesti di utilizzo perché rappresenta il livello narrativo più profondo, quello del significato linguistico essenziale.
La proposta quindi è di cominciare subito il progetto di un sito partendo immediatamente dalla produzione di testi, prima grezzi poi sempre più raffinati e integrare la componente visiva più avanti nella progettazione. Una nota specifica, quando parlo di testo mi riferisco alla costruzione di contenuti in forma di Plain Text come il .txt, non a formati che già incorporano markup o strutturazione formale come gli stili o indicatori semantici come .rtf o .md che afferiscono sicuramente a passaggi successivi. Questo riduce all’essenziale gli strumenti a disposizione e obbliga a costruire testi focalizzati sul significato e non sulla forma. Il modello di implementazione di pattern progressivi dal livello testo in su permette di aggiungere variazioni incrementali di specificità rispetto a contenuti che sono comunque già universalmente fruibili.
Lo scarto concettuale del metodo progressivo non è quello di lavorare sull’idea di inclusione differenziando o impoverendo il contenuto per adattarsi a quanti più contesti possibili ma applicare le metodologie di miglioramento progressivo partendo da una base universale.
Un libro “operabile” e non lineare
L’architettura dell’informazione, elemento basilare e fondativo dell’organizzazione dei contenuti, potrebbe essere “intrecciata” da subito con la composizione del contenuto evitando di essere soltanto una sovrastruttura normativa rigida pensata come sistema di contenitori. L’idea è di creare funnel informativi non solo attraverso l’organizzazione generale ma già negli stessi contenuti, costruendo testi che incorporano al loro interno logiche di navigazione e percorsi di approfondimento, come se un sito web potesse essere “scritto” come un libro operabile e leggibile in modo asincronico e non lineare.
Questa ottica più democratica, che aspira idealmente all’universalità, potrebbe liberare la progettazione dalla dominanza della visualità per dimensionarla ad uno dei tanti fattori in gioco nell’orchestrazione del messaggio e non il più importante. L'obiettivo è progettare con la natura del web, non contro di essa. Invece di adattare logiche visuali estranee al medium - creando paradossalmente i problemi di accessibilità che poi dobbiamo risolvere - partiamo dalle caratteristiche che rendono il web naturalmente accessibile: testo, struttura semantica, interattività.
Nella Triade della comunicazione quindi un approccio Content First permetterebbe ad un brand (Elemento A) di essere percepito come proattivo al dialogo, al sistema (Elemento B) di presentare un’architettura semantica attiva e diffusa rompendo l'abitudine di progettare per utenti segmentati e monodimensionali ma per interlocutori universali (Elemento C), capaci di accedere al contenuto attraverso percorsi personali ma semanticamente coerenti.
Menzioni Web
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